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Lui & Lei

cotto e mangiato


di skizzoinfoiato
16.11.2024    |    16    |    0 6.0
"Avrei dovuto forse fare tutto ciò, ma l’amavo, volevo darle di più, che un trattamento pari a quello che avrebbe forse ricevuto dopo lauto compenso, avrei..."
Ho deciso di raccontarvi questa storia vera perché per me è stata importante, è una storia a mio parere all'insegna del rispetto. I nomi sono di fantasia e spero che i protagonisti, oltre allo scrivente, se si riconoscessero possono scrivermi in privato.

Da quasi tre anni frequentavo una volta a settimana un bar ristorante a causa di un corso di formazione assieme ai miei colleghi, quel mercoledì mi ritrovai da solo.
C’era più gente del previsto, in attesa della cameriera mi soffermai a pensare a quante volte fossi passato davanti a quell’attività senza degnarle uno sguardo, come dire un tuffo nel passato per ingannare il tempo.
Dopo aver ordinato andai in bagno, al ritorno una sorpresa inaspettata, davanti al mio tavolo messa ortogonalmente alla mia visuale una possibile coppia, ma la lei, la lei l0avrei potuta riconoscere fra un milione di donne, possibilità che mi sbagliassi? Presuntuosamente 0.
Era proprio lei, sempre bella come il sole, bionda, capello liscio a caschetto, labbra sottili, un viso e la sua carnagione sembravano appartenere ad una bambola di porcellana di altissima qualità.
Uno sguardo di traverso mi bastò per riportarmi alla mente tutti i bellissimi momenti passati con lei, e la mia voglia di far sul serio, ero innamorato perso. Più i ricordi si susseguivano più mi avvicinai anche al ricordo di come finì.
La lasciai per tre giorni per andare a fare un concorso per entrare in accademia militare, partii con la sua promessa che l’avrei ritrovata su quella stessa banchina della stazione ad aspettarmi, al promessa che ci saremo sentiti tutti i giorni.
Mi tornarono in mente le telefonate al vento, mai una risposta, la banchina vuota, finalmente ci ritrovammo dopo aver rifiutato il suo addio per telefono, dovevo pur capire cosa fosse successo in quei tre giorni.
Proprio a casa sua mi disse candidamente che Doveva pensare al suo futuro e e io non ne facevo parte. Che in quei tre giorni avesse fatto del sesso e che ora quell’uomo, ai mie occhi il suo carnefice, ora fosse il suo uomo.
Una pugnalata dietro l’altra! Mi chiese di farla un massaggio sapendo quanto fossi, a suo tempo rinomato, non voleva lasciarmi senza avere l’ultimo. Le chiesi si slacciarsi il reggiseno e mi invitò a rispettarla. “forse è il troppo amore che ho per te ad esser calpestato, sono innamorato di te e ti ho rispettato per questo… perché ti amo!”
Mi chiese esplicitamente di fare l’amore con lei, ma mi rifiutai. “Cinzia, ti amo troppo per poterti amare fisicamente e domani ignorare i sentimenti che per te provo. Ho troppo rispetto per me, per colpa tua, per comportarmi come lo stronzo che in passato sono stato!” presi la sua camicetta con cui ricoprii la sua schiena, le diedi un bacio sulla testa.
“se lo facessi ne morirei e se questo non basta a farti capire quanto ti amo, per resistere al mio desiderio di te… “ e mi alzai “non posso darti che una notte!”, “allora ho parlato al vento, non ti disturbare conosco l’uscita “ le dissi senza voltarmi.
L’anno successivo lo passai a ferire tutte le donne che passavano sotto di me, usandole per il mio bieco piacere, sperando di attenuare il dolore provato, ma non fu così, mi sentii solo una bestia!
Trovai la forza di cambiare nonostante il cuore dilaniato in due. Trovai in fine una donna che alleviò tutte le mie sofferenze.
Ma adesso il mio passato era lì difronte a me , assieme ad un uomo che , poteva essere benissimo suo padre per età.
Mi ritenevo molto bravo a leggere le persone, sapevo che lei fosse un avvocato, ma la mise non era consona ad un legale, pensai comunque che per il luogo del pranzo, lei lo avesse raggiunto per pranzo.
Li fissavo facendomi un sacco di elucubrazioni mentali alla ricerca della quadra, e ancora lei non mi aveva visto.
Poco dopo iniziarono ad arrivare persone che discretamente salutavano lui ma ignoravano lei, un’idea non proprio lusinghiera me la stavo facendo.
Arrivò in fine un tipo che dopo aver salutato calorosamente il tizio, non aspettò di esser presentato, allungò la mano per salutare la donna difronte a lui, l’evidente imbarazzo che creò in entrambi mi fece capire che la mia ipotesi molto probabilmente non fosse del tutto errata.
Lei arrossì, cercando nel suo accompagnatore l’approvazione che giunse con un piccolo cenno del capo, si voltò per presentarsi, e incrocio il mio sguardo.
Pochi lunghissimi secondi prima di pronunciare il suo nome “Cristina!”. Eh si pensai fra me e me, lasciando che il mio sguardo fosse il più gelido e apatico possibile, ma lei mi fissò a lungo, chiaramente mi aveva riconosciuto.
Per tutto il pranzo non si parlarono, ma lei si voltava ad osservarmi. Per me era facile guardarla, era proprio piazzata difronte a me, lei doveva voltarsi.
Passai tutto il pranzo a farmi domande, domande spiacevoli perché capii che in fondo al cuore seppellita sotto cumuli di cenere ardeva ancora quella passione per quella donna.
Aspettai che fossero quasi a fine portata per andare a pagare, al mi ritorno passai dietro la sedia di lui, che adesso era al lato bar a leggersi il giornale.
Mi fermai alla sua altezza, ci guardammo negli occhi, con gli stessi indicai prima lui ,e con un gesto del capo, la invitai a seguirmi.
Andai al bagno, era grande e immacolato, restai in attesa non sapevo se sarebbe venuta, aspettai un bel po', avevo perso le speranze stavo per uscire quando fulminea entrò chiudendosi la porta alle spalle.
“sono in compagnia!” “ciao Cri, l’ho notato!” “non abbiamo molto tempo” “immagino… perché sei qui è la domanda… non mi aspettavo venissi”
“Avevi ragione dovevo esser solo tua, da quella sera non c’è stato uomo o scopata che abbia fatto in cui non abbai pensato e sperato di ritrovare il tuo viso al loro posto!, mi dispiace!”
La guardai in modo interrogativo, “ti prego scopami! Perché lo voglio perché merito di esser trattata per la stronza che sono stata!”
Disse abbassandosi i pantaloni, non indossava intimo, non lo ha mai indossato, si girò poggiando le mani al lavandino.
Mi avvicinai abbracciandola da dietro facendole sentire il cazzo marmoreo che mi aveva fatto venire. “mi sembrava di esser stato chiaro Cri, non è la scopata di una sera che voglio… ti ho amato, e non potrò smettere di amarti, ti rispetto più di quanto tu rispetti te stessa nonostante le tue idee! Sono qua tutti i mercoledì…. Non venire accompagnata… e prima parleremo!” Le diedi un bacio sulla testa, mi abbassai per sollevargli i pantaloni, passando vicino a quel culo divino, tanto vicino da percepire l’odore del bagnoschiuma usato. Resistere a tanta meraviglia fu davvero dura.
Sarebbe stato facile consumare lì e subito del sesso, un dolce servito come portata principale, scaricandole anni di passione soffocata, anni di dolore represso, anni di mancato amore, si avrei dovuto prenderla con tutta la forza che avevo in corpo, farla godere senza ritegno facendola urlare tanto magari da ricevere un applauso dagli altri commensali, far capire allo stronzo che la accompagnava , che l’aveva solo perché la pagava, ma non era sua.
Avrei dovuto forse fare tutto ciò, ma l’amavo, volevo darle di più, che un trattamento pari a quello che avrebbe forse ricevuto dopo lauto compenso, avrei dovuto perché resistere ai primordiali istinti è difficilissimo, ma c’era tanto in gioco.
Prima di uscire le dissi “La mia più grande paura adesso è di non rivederti… , e la mia più grande speranza è che tu comprenda il gesto ed è tutto l’amore che ho per te”
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